ALCUNI CENNI STORICI SULLA VAL DI RESIA
Con questo breve cenno storico, senza pretesa di completezza, vogliamo dare una semplice, ma doverosa, introduzione su alcuni aspetti storico-ambientali della vallata.
La Val di Resia si dirama dalla Val Canal del Ferro ed è racchiusa tra la costiera del Monte Plauris e dalle creste dei Musi, e la catena del Monte Sart e del Monte Canin. Entrando da Resiutta si nota inizialmente una stretta imboccatura che, allargandosi man mano, offre ampi terrazzi di verde sui quali sorgono i vari centri abitati. La valle si snoda per oltre 22 km ed è tagliata dall’omonimo torrente che nasce tra le due Babe.
Forma la sua testata con il fianco SO del Gruppo Canin e le propaggini meridionali dei Monti Baba e Guarda, Chila, Nische. I primi insediamenti umani nella vallata hanno tempi remotissimi ricollegabili all’invasione celtica nel Friuli, seguiti dall’occupazione romana, da quella longobarda e infine nel VII secolo d.c. da uno stanziamento di popolazione appartenente a un ceppo slavo; da questo ultimo deriva la caratteristica parlata dei resiani, che alcuni studiosi attribuiscono ad un incrocio serbo-croato con lo sloveno.
Questo dialetto consolidatosi con il sostanziale isolamento in cui visse questa gente, viene diffusamente e orgogliosamente parlato inserendosi nel ricco panorama folkloristico della vallata.
A questa caratteristica va aggiunta la passione che i resiani hanno per la musica, vero godimento e compagna inseparabile per ogni occasione. Per la festa di ferragosto (Samarna missa) e durante il carnevale, tutti gli emigranti resiani rientravano per festeggiare con cori e canti il breve soggiorno nella loro valle. Un tempo, artigiani, arrotini, merciaiuoli, rientravano oltre che dal’ Italia, dalla Slovenia, dalla Croazia, dall’Austria, dalla Cecoslovacchia e dall’Ungheria per onorare i Santi Patroni dei singoli villaggi o per qualche avvenimento nuziale.
Gli strumenti popolari sono un violino a quattro corde (Cjtira) e un violoncello a tre corde (Bùncula). E’ interessante rilevare il modo con cui viene tenuto il violino, che sfugge alla normale regola: è appoggiato sul petto sotto il cuore. I suonatori effettuano le loro esecuzioni stando seduti, battendo violentemente il piede per terra per accompagnare il tempo. Il repertorio dei suonatori popolari, tenuto dai valligiani in grande considerazione, è vastissimo. E’ viva la tradizione di improvvisare; uno dei più noti cjtiraùci della valle era Livio Micelli di San Giorgio che soleva improvvisare seduto di fronte a casa sua ispirato dalle stupende montagne che gli si ergevano intorno. L’unica danza popolare che si svolge a Resia, di norma sulle varie piazze, e la “Rezianska”, una contraddanza che tutti, giovani, vecchi e bambini ballano. Uno dei massimi momenti di espressività delle danze e della musica avviene durante lo svolgimento del carnevale (Pust).
Lungo la valle sono disseminate delle borgate o frazioni dai toponimi diversi dall’originale: Prato (Ràvanca), San Giorgio (Bila), Stolvizza (Solbica), Gniva (Njiwa), Oseacco (Osoane), Lischiazze (Liscace), Gost (Gozd), Uccea (Uceja), Poklamaz (Podklanaz) e Coritis (Korito).
Per quanto riguarda l’economia di questa popolazione si è passati (come tutto il contesto montano) da una prevalente attività di tipo silvo-pastorale accompagnata da massiccia seppur stagionale emigrazione (i famosi arrotini per esempio) ad una attività estrattiva (nel diciannovesimo e ventesimo secolo) vedi le miniere del Resartico, ed infine ad una irreversibile e definitiva emigrazione dopo la seconda guerra mondiale per trovare sbocchi lavorativi altrimenti impossibili in loco.
Nell’ ultimo ventennio l’ istituzione del Parco delle Prealpi Giulie (anno 1996) che comprende anche parte della Val Resia ha cercato di dare una risposta duplice. Da un lato fare da proposta e traino per una valorizzazione delle bellezze naturali della valle ai fini turistici e, quindi, volta a creare nuovi sbocchi lavorativi. Dall’ altro difendere un unicum di grande ricchezza ambientale che va dalla geologia ( carsismo di alta quota) alle varietà faunistica e floristica (incrocio di tre grandi aree biogeografiche quali la mediterranea, la alpina e la illirica), alle caratteristiche costruzioni rurali, alle grandi e maestose faggete.
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